5 minuti con Giulia Serafin!
Qual è il tuo percorso e qual'è stata la scintilla che ti ha portato all'arte e alla creazione?
Il mio percorso è stato variegato, ho iniziato i miei studi nel campo del design d’interni per istinto e poi, passando attraverso la grafica, sono approdata all’illustrazione. Ma la “scintilla” del disegno c’è sempre stata, aveva solo bisogno di trovare il coraggio di uscire fuori.
Qual è il medium che ti ispira di più e perché?
Ad oggi lavoro principalmente in digitale, ma parto sempre dalle bozze a matita. Alle mie idee serve una matita morbida dal tratto scuro e difficilmente cancellabile per poter prendere forma senza timori.
Quali sono le tue influenze e ispirazioni?
Trovo ispirazione principalmente dalle persone che vedo in giro, dalle situazioni che attraggono il mio sguardo quando sono fuori casa. Ma anche dalle mie relazioni, i sentimenti più forti sono un pozzo d’ispirazione sempre pieno. Per quanto riguarda le influenze direi moltissimi nomi di illustratori del passato e del presente…ma allo stesso modo potrei dire pittori, architetti, fotografi e registi.
Qual è il tuo processo creativo?
Ho una formazione da designer, quindi mi viene spontaneo, anche nell’illustrazione, seguire un procedimento progettuale. Inizia tutto da una ricerca ampia (in cui mi è indispensabile scrivere molte parole), poi ci sono le varie bozze, il disegno e il colore. Ma essendo anche una persona a tratti del tutto irrazionale, spesso faccio tutto ciò per poi cestinare ricerca e bozze, lasciandomi guidare solo dall’istinto.
Ha mai avuto esperienze in una galleria d'arte?
No, questa con Garance e Marion è la prima volta.
Conoscevi già la riproduzione (serigrafia, risografia, stampa a pigmenti) e i multipli?
Avevo fatto dei workshop di serigrafia, calcografia e monotipo. I processi di stampa con mezzi analogici mi stimolano moltissimo, danno vincoli specifici e in cambio regalano personalità e vita alle stampe, creando effetti inaspettati e rompendo quella “rigidità” a volte un po’ opprimente del digitale.
Quale opera d'arte sceglieresti per accompagnarti nel corso della tua vita?
Una domanda quasi impossibile, ma forse uno dei mobiles di Calder.
Quale mostra, artista o opera d'arte ti ha commosso di più?
Una personale di Mattotti, con le sue tavole originali.
Un luogo che ti ispira?
Le isole. Ma anche il metrò.
Qual è il tuo colore preferito?
il blu
Una musica che ti trasporta?
“Violoncelles vibrez!” , G.Sollima
Un libro essenziale per la tua biblioteca?
Scritto di notte, Ettore Sottsass.
Un film che ti ha segnata?
Potrei rivedere all’infinito l’incipit di “Manhattan” di Woody Allen.
Un ricordo d'infanzia?
Una piccola me in giardino e mio nonno che taglia l’erba girandomi attorno, creando così un cuscino profumato di erba e margherite.
Qual è il tuo mantra?
Sono troppo indecisa per avere un singolo mantra.
Com'è la tua giornata tipica?
Non penso di avere al momento una vera giornata tipica. Sono spesso in movimento, non ho un singolo posto da cui lavoro, né una routine rigida. Ma direi che la maggior parte del tempo potrei riassumermi come una persona che si sveglia, fa una colazione esagerata, lavora in silenzio per tutta la giornata, poi si alza e scappa a prendere un treno per qualche posto. La notte mi vengono le idee e la mattina cerco di ricordarle.
Qual è il ruolo di Garance & Marion nell'evoluzione della tua carriera di artista?
La nostra collaborazione è iniziata quasi per caso, mi hanno parlato del loro progetto e l’ho semplicemente trovato un’idea bellissima. Al momento direi che mi piace vedere dove mi può portare, ma senza voler per forza capire quale sarà la meta. È strano e molto bello per me vedere che loro si prendono cura dei miei disegni (a volte anche più di quanto lo faccia io stessa) mettendone in risalto quel valore artistico che spesso, nel mio vizio di forma di progettista, dimentico.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Continuare a disegnare sempre e comunque, mi sembra già un ottimo piano.